News Edizione 2014
Premio Internazionale di Giornalismo Civile 2014
Positano 2014
PREMIO INTERNAZIONALE DI GIORNALISMO CIVILE
Istituto Italiano per
gli Studi Filosofici
a
MASSIMO FRANCO, MARIO ORFEO e ALESSANDRO BARBANO
Sabato 28 Giugno 2014 , ore 11,00
Sala Consiliare “Salvatore Attanasio” Comune di Positano
Il Premio, come consuetudine, è assegnato ai
giornalisti che si sono distinti per l’impegno profuso nella tutela dei diritti
civili, nelle inchieste e nel coraggioso sostegno dei valori sociali, e nelle
precedenti edizioni è stato consegnato a Fernanda
Pivano, Gaetano Afeltra, Giovanni Russo, Titti Marrone, Marco De Marco, Giorgio
Bocca, Gian Antonio Stella Mirella
Armiero, Nello Ajello, Ottavio Lucarelli, Chiara Beria D’Argentine, Ezio Mauro,
Francesco Erbani, Maria Luisa Agnese, Raffaele La Capria, Piero Ottone, Milena
Gabbanelli, Donatella Trotta, Ermanno Corsi, Pasquale Esposito e Mario
Calabresi, Giustino Fabrizio, Sergio Zavoli, Roberto Napoletano, Sergio Rizzo,
Ferruccio De Bortoli, Enrico Mentana, Bianca Berlinguer e Antonio Troiano.Quest’anno
l’Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici, presieduto da Gerardo
Marotta, ha deciso di conferire il Premio Internazionale di Giornalismo Civile all’inviato e notista politico del «Corriere della Sera» Massimo Franco, al direttore de «Il Mattino» Alessandro Barbano e al
direttore del TG1 Mario Orfeo. La premiazione sarà preceduta dal seminario di studi dal
titolo «Libertà dei corpi e potere delle
anime» dedicato a Carlo e Salvatore Attanasio “in ricordo dell’impegno profuso per condurre
nella loro Positano i fermenti e le testimonianze della cultura internazionale”.
Protagonisti della consueta
riflessione che lega il pensiero filosofico alla stretta
attualità, Giulio Giorello, Gerardo Marotta, Giovanni Russo e Francesco
D’Episcopo.
«”Alle navi, filosofi!” era l’esortazione
di Friedrich Nietzsche. Perché cominci la navigazione sul mare delle idee
occorre che non solo le nostre persone fisiche riducano il più possibile i
vincoli per l’azione, ma che si vada oltre il conformismo intellettuale e la
cappa soffocante della burocrazia. E poi, se i corpi devono essere liberi, le
anime devono essere potenti nel gioco delle più spregiudicate congetture e
delle più audaci visioni del mondo, in modo da farci conquistare orizzonti
sempre più aperti. Le nostre ipotesi e le nostre teorie - nella scienza come
nella politica - non sono tanto delle “credenze” o delle “convinzioni” che
vogliamo imporre agli altri, ma dei programmi di ricerca, delle indicazioni di
un patrimonio da mettere in comune, di un insieme di prospettive che ci
indirizzano verso nuovi lidi non meno di come faccia la bussola quando
solchiamo le onde. – scrive Giulio
Giorello - E
questo vale ancor di più se siamo in acque agitate, cioè in tempi di
rivoluzione (ma quale epoca non lo è?). Dunque, tracciare con risolutezza la
rotta, servendosi di quelle “protesi” del nostro corpo che sono gli strumenti
della tecnica, ma anche di quelle “protesi mentali”, che sono le migliori idee
disponibili, è il modo per fare fronte con l’arma della critica alle sfide che
ci provengono dalle culture più diverse. Un compito inevitabile, se, come ha ammonito
papa Francesco, non vogliamo trovarci di fronte solo “ai resti di un ospedale
da campo dopo una battaglia” (vedi del resto M. Franco, Il Vaticano secondo Francesco, Mondadori, Milano 2014)»